I testi in latino sui Fufii: Cesare,
Cicerone, Tacito
Epigrafi
Gens plebea, originaria di Cales, da cui il cognomen Caleni
1) Quintus Fufius Calenus: fu avversario di Tiberio Gracco. Secondo Cicerone Q. Fufio attribuiva attribuiva come una gloria a Scipio Nasica l'uccisione di Tiberio Gracco (Cic. Phil. 8, 4, 14).
2) Lucius Fufius Calenus accusò nel 98 di concussione Manio Aquileio che fu difeso dal celebre oratore M. Antonio (Cic. Brutus 182; 222) (de Officiis II, 50).
3) Gaius Fufius Cita: "honestum equitem Romanus" partecipa alle guerra in Gallia: responsabile "rei frummentariae", muore per mano dei Carnuti (de Bello gallico 7,3).
4) Quintus Fufius Calenus Q. f.
C. n.: nel 61 come tribuno della plebe fu causa, con la proposta da
lui fatta di non sottrarre Clodio ai suoi giudici ordinari, che questi fosse
assolto contro l'aspettativa di molti nemici (Cic. Ad Att. 1, 16).
Quindi come pretore prese parte nel 59 per Cesare, gli prestò
importanti servizi e combatté (51) sotto di lui come legatus
in Gallia (Caes. de bello gallico 8, 39).
Lo stesso fece nella guerra contro Pompeo ed in Spagna (Cic. ad Att.
9, 5; Caes. de Bello
Civili 1, 87, de Bello Civili Liber Tertius, 8; 14; 26; 56, 106).
Nel ritorno dalla Spagna perdette una parte della flotta
affidatagli (Caes. B. C. 3, 26) ed assoggettò parte della Grecia ma
non partecipò alla battaglia di Farsalo (Caes. B. C. 3, 55). Prese
parte alla Guerra Alessandrina (Pseudo-Caesar: de Bello Alexandrino: 44).
Nel 47 fu console con P. Vatinius P. f.
Dopo la morte di Cesare si schiererà con i triumviri e poi si
unì a M. Antonio (Cic. Phil. 8, 4) (cfr. Cicero).
Fu avversario di Cicerone, che lo odiava. Morì nel 41.
Vedi anche Plutarco: Cesare e Bruto
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5) Fufius Geminus. Governatore della Pannonia sotto Augusto. [TOP]
6) C. Fufius Geminus console nel 29 d. C. assieme a Rubellius Geminus, favorito da Livia, moglie di Ottaviano e madre di Tiberio, fu messo a morte per ordine di quest'ultimo (Tac. Annales Annales V, 1, 2; VI, 10). [TOP]
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(Ad Atticum 1, XIV; Ad Atticum 1, XVI).
(Cic.
ad Atticum IX, 5)
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